Fin dai tempi più remoti l’uomo, attraverso la letteratura, la poesia, l’arte in genere, ha associato l’idea di bellezza e vita sana all’allontanamento dagli affari quotidiani. La via per essere felici è stata sempre quella di fuga dalla città, dal trambusto, dalla velocità (fatta di ritmi differenti a seconda delle epoche).
Eppure, guardando al futuro, anche questa visione bucolica del benessere è destinata a cambiare radicalmente. Secondo le più recenti analisi demografiche la popolazione mondiale raggiungerà entro il 2050 i 10 miliardi di individui e di questi i due terzi vivranno nelle città.
Questo ritorno all’urbe assumerà quindi, decennio dopo decennio, la forma di un vero e proprio esodo dal mondo attorno, producendo due effetti preminenti di segno diametralmente opposto. Da un lato sarà più semplice, forse, tutelare le foreste, le aree naturali, i luoghi più importanti per la vita sulla Terra dall’intromissione e manomissione umana. Dalla pervicace volontà di cementificare ogni angolo del Pianeta, mettendo a rischio biodiversità e forme di vita. Dall’altro però impone una riflessione su come dovranno essere le città che dovranno assorbire un tale assorbimento.
Ad oggi le complessità urbane, pur occupando il 2% della superficie terrestre, sono la causa dell’80% delle emissioni ad effetto serra. Una deriva, apparentemente fuori controllo, che l’umanità non può di certo permettersi, soprattutto nella prospettiva di vedere una crescita esponenziale della popolazione che nelle città andrà a vivere.
Occorre quindi ripensare il nostro modo di concepire, sviluppare, animare le cities del futuro.
La domanda sorge spontanea: come saranno le città del nostro domani?
Sicuramente saranno smart. Un concetto, quello delle smart cities, che per diversi anni ha assunto una eco molto vasta, animando infiniti dibattiti, fornendo materia buona per ogni operazione di greenwashing. Ora più che mai però è il momento di dare vera sostanza a questo concetto, associando ad esso idee concrete, programmi di sviluppo, fondi adeguati alla loro realizzazione.
Ma come saranno le città intelligenti? Certamente saranno green: ormai è un dato acclarato, la presenza di aree boschive all’interno dei tessuti urbani aiutano a mantenere la biodiversità, a raffreddare le temperature percepite (sono tanti i gradi di differenza tra strade spoglie e strade o piazze alberate), a creare benessere nella popolazione che lì vive e lavora. Saranno tecnologiche e offriranno servizi all’avanguardia: alla persona e alla comunità, pensati e predisposti in modo moderno, in grado di rispondere alle esigenze delle famiglie, dei bambini, degli adulti, di chi lavora, di chi ha bisogno in generale di ricevere risposte e certezze per poter svolgere la propria professione in modo sicuro. Saranno sostenibili: intessute su dedali composti di edifici ad alta efficienza energetica, serviti efficacemente nella gestione dei rifiuti. Saranno a mobilità elettrica.
Esiste un principio che aiuta gli urbanisti a pensare le città intelligenti e questo principio è quello della “città in 15 minuti”.
Ecco, se vogliamo immaginare come saranno le città nelle quali vivremo tra 30 o 50 anni, il cambiamento sostanziale tra il presente e il futuro è proprio legato al tempo.
Le città intelligenti non dovranno rubare tempo, dovranno donarlo. Il resto, rispetto per le risorse umane e ambientali, vita bella, benessere, viene tutto da sé!