La comunità scientifica ha impiegato gran parte dei suoi sforzi negli ultimi anni per far capire all’umanità quanto fosse vitale intervenire, da subito, sui modelli di sviluppo per mettere al riparo dai cambiamenti climatici il futuro del pianeta e delle specie che lo vivono, compresa e soprattutto la nostra.
Ma se l’orizzonte dei rischi era ancora orientato a guardare al domani, ogni anno sempre più prossimo rispetto a quello precedente, l’attuale crisi ucraina ha spostato di colpo all’oggi sia l’allarme che la necessità di risposte, ancor più urgenti e adeguate.
Al centro delle preoccupazioni attuali, come mai rispetto ad ora, il bisogno di energia. Sempre più famiglie e imprese, sia grandi che piccole, sentono infatti stringersi i cappi delle difficoltà economiche dovute ai costi eccessivi di bollette e processi produttivi, causati dalle paurose oscillazioni dei prezzi di mercato delle fonti fossili d’energia e delle materie prime.
Una situazione che sembra senza via d’uscita e fuori controllo ma che in realtà potrebbe rappresentare l’opportunità, forse l’ultima che abbiamo a disposizione, per avviarci sul cammino delle scelte giuste, quelle che ci parlano di fonti di energia alternative, rinnovabili e sostenibili.
Ancora una volta vento, sole e acqua appaiono gli alleati migliori a cui guardare per dare ai Paesi tutta l’energia di cui hanno bisogno per alimentare case, aziende ed economie. Oltre che un futuro di pace all’umanità, affrancandola da logiche di sfruttamento delle risorse naturali e di dipendenza gli uni dagli altri.
Certo, se ci fossimo impegnati di più in un settore tanto vitale per il futuro umano e planetario, a questo appuntamento con la storia ci saremmo arrivati ben più attrezzati e avanti con i programmi di sviluppo e l’efficienza delle tecnologie correlate. Ma non dobbiamo neanche disperare, perché non tutto il tempo è andato perduto.
C’è un mercato in particolare, nel vasto mondo delle rinnovabili, in cui non solo abbiamo fatto tanto ma come Europa siamo addirittura leader nel mondo. Parliamo dell’eolico offshore, settore in cui i Paesi del Vecchio Continente sono, ad oggi, i primi al mondo per soldi spesi, impianti installati e potenza prodotta.
Su poco più di 23GW installati nel mondo, quasi 14GW sono originati proprio al largo delle coste europee, in particolar modo britanniche. La stessa quantità di energia di una centrale atomica di medie dimensioni, tanto per intenderci. Importanti investimenti in tal senso si stanno facendo sia negli Stati Uniti che in Cina.
E ciò perché i parchi eolici offshore rappresentano la miglior tecnologia fra quelle rinnovabili su cui poter investire, per tanti e differenti motivi: perché le pale di oggi sono molto più efficienti rispetto al passato (la turbina più potente sul mercato riesce a produrre fino a 12MW), i venti che solcano gli oceani e il mare aperto sono più stabili e potenti, non offrono il fianco alle proteste NIMBY che invece ostacolano l’attivazione di pale onshore.
Anzi, ormai sono sempre più le associazioni ambientaliste che guardano di buon occhio agli impianti offshore, poiché essendo le aree marittime in cui si trovano interdette alla navigazione, offrono agli ecosistemi acquatici garanzie di tutela e preservazione di cui beneficiano in primis flora e fauna marine.
Insomma, la strada per costruire un domani di prosperità energetica, sostenibile e rinnovabile, c’è già ed è ben avviata. Potenziare l’eolico offshore vuol dire generare un futuro del quale a beneficiarne non saranno i pronipoti, ma i nostri figli.
E per questo non può che essere il migliore possibile.